FINE PROCESSO MAI – Una inquietante ombra sulla giustizia penale italiana.
A partire da domani martedì 20 novembre 2018 fino a venerdì 23 l’Unione delle Camere Penali Italiane, a cui si unisce compatta anche la Camera Penale Distrettuale del Molise, ha proclamato quattro giorni di sciopero contro le “sciagurate iniziative” dell’attuale maggioranza di governo sulla giustizia penale e contro quella che viene definita una “controriforma autoritaria della giustizia penale” (inserita nel ddl anticorruzione che approderà alla Camera oggi 19 novembre, per essere approvata entro il 21) che stabilisce lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio . Il 23 novembre poi ci sarà in tutta Italia un’importante mobilitazione dell’Avvocatura penale che culminerà con una manifestazione nazionale che si terrà a Roma “in difesa della Costituzione”.
Dalla paventata riforma della prescrizione di cui si sta discutendo in questi giorni nel nostro Paese si scorge, infatti, un’inquietante ombra sui processi italiani, ovverosia che la loro durata possa diventare infinita e che ciò possa creare quasi una sorta di nuova categoria sociale, quella dell’imputato a vita. Così come concepita, infatti, la smisurata dilatazione sine die dei tempi processuali comporterebbe che la sentenza definitiva possa arrivare dopo decenni rispetto al compimento dei fatti, così come l’eventuale sanzione ad essa relativa. Sia che l’imputato sia condannato o assolto in primo grado, egli rischierebbe così di restare sotto la spada di Damocle del processo per un tempo indefinito, anche quindi, val la pena sottolinearlo, quando la sua assoluzione venga impugnata dalla Procura, con la conseguenza che un’eventuale condanna in appello possa sempre travolgerlo ad anni di distanza e senza alcun limite di scadenza. Per non parlare delle conseguenze che porterebbe un processo senza fine non soltanto all’imputato, ma anche alle parti civili, ossia le eventuali persone offese dal delitto, le quali aggiungerebbero al danno la beffa del tempo.
Balza poi subito agli occhi come qualsiasi risposta sanzionatoria resa così intempestivamente, oltre che essere inutile, poiché giunta ormai fuori tempo massimo, sarebbe inefficace per le finalità rieducative che la pena si prefigge e soprattutto sarebbe un grave vulnus per la società in cui viviamo. E ciò, senza che si sia cercato alcun confronto con la comunità di giuristi tutta, ossia non solo con gli avvocati, ma anche con i magistrati o i singoli operatori del diritto, o in definitiva con chiunque che, da una prospettiva interna, avrebbe potuto fornire un suo parere qualificato sui prospettati grandi piani di riforma della giustizia penale.
L’Avvocatura penale italiana, invero, sta guardando allarmata all’imbarbarimento del sistema che, contro ogni dato statistico, mira a continui innalzamenti delle pene e a scenari in cui il diritto di difesa viene percepito all’esterno come un escamotage dei furbetti, il diritto alla ragionevole durata del processo-il cui regolatore è proprio il principio della prescrizione-come una scorciatoia utilizzata dei difensori delle persone più facoltose.
Si tratta, senza ombra di dubbio, di una riforma peggiorativa che mette in pericolo principi costituzionali intangibili come quello della non colpevolezza ed il diritto ad essere giudicati in base a delle prove che si costruiscono non aprioristicamente durante le indagini, ma in fase dibattimentale nel rispetto del contraddittorio delle parti. Ed allora, l’obiettivo della nostra protesta è di dire che la tutela e la salvaguardia di questi diritti riguarda ogni singolo cittadino e non è limitata alle mura di Tribunali in cui si giudicano persone non considerate “perbene”: il processo penale è il luogo ove si ricostruiscono i fatti e le responsabilità secondo dei canoni precostituiti, non un palco in cui soddisfare collettive vendette sociali in base al più bieco populismo giudiziario.
Come specificato dalla delibera della giunta delle Camere Penali Italiane dell’08.11.2018: “vi è nei penalisti italiani grande preoccupazione per tali ipotesi di riforma e per gli immaginati scenari che mirano a sottrarre pezzi di libertà e di garanzie di ciascuna persona e prefigurano la autoritaria involuzione delle leggi penali; ma vi è anche forte determinazione nel respingere un così imponente attacco ai principi del diritto penale liberale e del giusto processo. L’Unione delle Camere Penali ha dimostrato con la mobilitazione di questi giorni che unità di intenti e determinazione nell’iniziativa sono in grado di richiamare l’attenzione della pubblica opinione sulla reale portata di questi scomposti interventi di riforma della giustizia penale, determinando contraddizioni e ripensamenti nella stessa maggioranza di governo che ha dovuto infine differire di un anno l’entrata in vigore di quello scellerato emendamento sulla prescrizione dei reati”.
Pertanto, anche se l’entrata in vigore di tali norme è prevista dal gennaio 2020, spetterà all’Avvocatura difendere nel frattempo i sacrosanti principi costituzionali sotto minaccia, nonchè i cittadini vittime di suggestivi, ma fuorvianti, messaggi su come raggiungere semplicisticamente la piena efficienza del mondo della Giustizia e soltanto un percorso di confronto costruttivo con tutte le variegate parti che lo rappresentano potrà evitare riforme legislative approssimative e populiste basate soltanto su di una frettolosa accondiscendenza alle pulsioni mediatiche.
Avv. Mariaelena Verde